30 gennaio
2006, Torino, seminario di CIPRA Italia e Pro Natura: PIU' TRENI NEL FUTURO
DELLE ALPI? Torino, 30 gennaio 2006 ore 9,30 - 13 - sala
Congressi del Centro Servizi per il Volontariato VSSP, Via Toselli 1 (Crocetta)
Segreteria organizzativa: Pro Natura Torino Tel. 011.5096618 - pronto@arpnet.it CIPRA Italia Tel. 011.548626 - cipra@arpnet.it ore 9.30, introduzione, Emilio Del Mastro, presidente Pro Natura
Torino Ore 11.15 Tavola rotonda - Dal NO TAV alla mobilità sostenibile delle
merci. Un percorso possibile? Interventi di: Daniele Borioli, Assessore ai Trasporti Regione
Piemonte, Franco Campia, Assessore ai Trasporti Provincia di Torino, Antonio
Ferrentino, Presidente Comunità Montana Bassa Valle Susa, Enzo Ghigo,
Consigliere Regionale Forza Italia*, Anna Donati, Senatrice Gruppo
Verdi, Enrico Borghi, Presidente UNCEM, Rappresentante di RFI*, Vanda
Bonardo, Presidente Legambiente Piemonte, Mario Cavargna, Pro Natura
Piemonte, Dario Balotta, FIT CISL
Relazioni di Mario Zambrini (Istituto Ambiente Italia) Chi decide che
cosa? Razionalità e trasparenza nel processo decisionale relativo alle grandi
opere, Gerardo Marletto, docente di Economia Applicata Università di
Sassari Lo spazio di una politica della logistica: dal trasporto sostenibile
alla riduzione del trasporto. Roman Rudel, Università di Lugano I
tunnel di base per l'attraversamento della catena alpina: parti di un sistema o
voragini di spesa?
Ore 12.45 Conclusioni, Damiano Di Simine, Presidente CIPRA Italia
La protesta della Val Susa nei confronti della nuova
ferrovia di valico è l'ultimo tra i conflitti aperti in tutto l'arco alpino sul
tema del trasporto merci. La compattezza e la pacifica vivacità della protesta
hanno portato in primo piano una delle criticità legate alle infrastrutture di
trasporto: quella della partecipazione delle comunità locali alle decisioni che
trasformano il loro territorio. Altrove, in Svizzera per esempio, i sistemi
democratici hanno saputo impostare modalità di coinvolgimento che hanno
consentito di rendere pubblica e condivisa la discussione non solo sulle opere
ma anche sulle strategie relative al governo della mobilità delle merci. Gli
altri Paesi alpini hanno dato un segnale forte attraverso la ratifica
parlamentare del Protocollo sui Trasporti della Convenzione delle Alpi: un
trattato che vincola i Paesi alpini a misure esplicite di orientamento della
mobilità verso il mezzo ferroviario.
Dal nostro Paese invece continuano ad emergere segnali contraddittori, che non
rendono scontato un nostro "futuro ferroviario" in particolare per
quanto riguarda il trasporto delle merci. Mentre le istituzioni affrontano una
forte esposizione finanziaria per la realizzazione della nuova Torino-Lione,
non si perde occasione per ribadire la necessità del raddoppio anche dei tunnel
stradali del Frejus e del Monte Bianco. Ci si lamenta del rischio di isolamento
di Torino, ma si dimentica che per migliorare i propri collegamenti ferroviari
le città industriali del Nord Ovest devono prima di tutto risolvere le
criticità legate ai tratti più congestionati della rete ferroviaria, quelli in
area metropolitana. Si afferma la necessità di trasferire le merci su ferro, ma
si continua a sostenere con incentivi ed esenzioni fiscali il trasporto su
gomma. Ci si accapiglia nella discussione sul trasferire a Sud delle Alpi il
trasporto tra Est e Ovest Europa, ma non si spiega quale vantaggio trarrebbe la
congestionata Pianura Padana da questi transiti supplementari.
Da un simile groviglio di contraddizioni possono nascere nuove politiche? Altrove,
la coerenza con cui vengono dichiarati obiettivi di governo della mobilità e
assunte decisioni in merito a regolazioni, misure di fiscalità e investimenti
rappresentano un "tessuto" di politiche pubbliche e di ragionevoli
certezze su cui anche le imprese possono sviluppare strategie di lungo respiro:
non a caso i grandi gruppi di logistica integrata hanno tutti base in Paesi
transalpini, i settori legati alla produzione di materiali e tecnologie
ferroviarie sono sempre meno rappresentati in Italia e da noi l'unico settore
che continua a galleggiare (a suon di sussidi) è quello delle piccole imprese
di autotrasporto alle prese con la concorrenza sui bassi costi del lavoro da
parte delle analoghe dell'Est europeo.
La risposta infrastrutturale appare un ripiego alla mancanza di politiche per
il governo della mobilità. Nel futuro delle Alpi e del Paese ci saranno forse
più ferrovie. Ma ci saranno anche più treni?